IN OLANDA VINCE IL PENSIERO PLURALE
A distanza di alcuni giorni dal risultato elettorale in Olanda vorrei fare alcune riflessioni.
Innanzitutto vorrei dire che l’Olanda conferma di essere un paese democratico, aperto e pluralista in cui ognuno può esprimere le proprie idee, e in cui gli elettori votano perché credono in qualcosa oppure si sentono liberi di protestare ed esprimere col voto il loro malcontento e le loro paure.
C’è un 15% dei votanti, che si è espresso a favore del PVV di Geert Wilders. Questa fetta di olandesi ha chiaramente paura dell’islamizzazione della società e dell’immigrazione di massa. Penso che si debba rispettare la loro paura pur non condividendola affatto. Tra l’altro colpisce che questa paura dell’immigrazione serpeggi soprattutto nei paesini ex cattolici del sud, dove la presenza dei nuovi olandesi è relativamente molto bassa rispetto alle grandi città come Amsterdam. Gli elettori del PVV hanno dunque paura di qualcosa che non conoscono, da cui si sentono oscuramente minacciati.
Altri sono i veri problemi da affrontare, e infatti di questo si è parlato principalmente in campagna elettorale, una campagna in cui i dibattitti televisivi, frequentissimi e altamente pluralisti (la TV italiana avrebbe molto da imparare da questo di vista), hanno avuto un ruolo fondamentale e i vari capolista si sono lanciati in gare di bravura e di nervi saldi. Il grande successo di Marc Rutte del VVD è in parte dovuto alla sua presenza carismatica in TV. Mi chiedo infatti quanti di quel 20,4% che lo hanno votato si sia resa effettivamente conto di come vuole rimettere in sesto l’economia il VVD. Innalzando l’età pensionabile, eliminando le borse di studio per chi vuole frequentare università e scuole professionali superiori, spendendo di più per costruire strade e tagliando sui trasporti pubblici o costruendo una nuova centrale nucleare.
Bisogna risparmiare e questo è un principio condiviso da tutti. Ma lo si potrebbe fare tagliando le spese per gli aerei militari da combattimeno, riducendo la detrazione degli interessi sui mutui, ora uguale per tutti, anche per chi compra le ville e i castelli. Il partito socialista chiede ad es. che la detrazione degli interessi sia garantita solo fino a 350.000 euro.
Tiene pur con qualche perdita il partito laburista, che ottiene il 19,6% guidato da Job Cohen, autorevole e pacata personalità amata e rispettata in particolare nel campo della cultura, che si è dimesso da sindaco di Amsterdam per dedicarsi a tempo pieno alla campagna. Cohen ha stravinto ad Amsterdam, città multiculturale per eccellenza, con il 35,2%.
Perde invece clamorosamente il CDA del premier dimissionario Jan Pieter Balkenende, passando a un 13,7%.
Perdono seggi, ma si attestano comunque su un 9,9% i socialisti dell’SP che chiedono una manovra economica che non penalizzi i poveri, ma pretenda responsabilità da chi ha veramente provocato la crisi, le banche, il mondo della finanza, gli speculatori, coloro che ottenongo aiuti di stato e poi distribuiscono bonus ai propri manager.
L’unico partito di sinistra che ha veramente vinto, è la sinistra verde (passata al 6,6% rispetto al 4,6% del 2006) di Femke Halsema, unica donna in lizza per il premierato, una giovane e agguerrita sostenitrice delle tematiche dell’ambiente e della solidarietà.
Riassumendo il risultato elettorale mostra un’Olanda pluralista, in cui la frammentazione è espressione di libertà di pensiero e talvolta anche di protesta. Tutto ciò è possibile se si applica un sistema proporzionale che permette alle minoranze di dare il proprio contributo al risultato elettorale. Secondo me è tuttora la forma migliore di democrazia, un sistema proporzionale in cui tutti possono candidarsi a diventare partito di governo.
D’altro canto si pone ora il problema della governabilità. E’chiaro che la formazione della coalizione di governo sarà lunga e accidentata. Le ipotesi sul tappeto sono molto variegate, ne vengono prese in considerazione almeno 7 con 3 o addirittura 5 partiti. Ma tutto ciò è mille volte preferibile alla prepotenza di un sistema come quello italiano in cui le minoranze vengono messe a tacere e la coalizione che vince, magari soltanto per pochi punti percentuali si permette di governare in maniera dittatoriale imponendo fiducia su fiducia e costringendo metà dell’elettorato ad accettare leggi ad personam, fortemente osteggiate se non addirittura incostituzionali, come l’attuale ddl intercettazioni.
Viva l’Olanda, viva il pluralismo e il pensiero democratico e plurale allora, dove tanti partiti diversi che vanno dal 6% al 20% possono esprimersi e perché no partecipare a una coalizione di governo che deve puntare al risanamento dell’economia e al futuro del paese.