Disintrecciare l’Eurozona
Perché restare insieme, se ci guardiamo continuamente in cagnesco?
Se la catastrofe globale che si è abbattuta sul mondo è riuscita ad esacerbare ancora di più le differenze, i conflitti? Perché nella sciagura, invece di unirci nell’eurozona siamo lì arroccati, i “frugali” contro gli “scialacquatori”.
In primis l’Italia, alla quale nessuno più vuole “regalare” neppure un centesimo.
Ma vi sembra il linguaggio giusto tra partner? Ma se in una coppia si deve vivere forzatamente così, allora è giunto il momento di divorziare.
Mentre l’onestà reciproca potrebbe offrirci mille modi per aggiustare la separazione nella maniera meno traumatica possibile.
Cerchiamo di essere onesti e dirlo in maniera papale. La moneta unica e l’eurozona hanno reso sempre più difficile e lontana la tanto auspicata promessa di convergenza.
L’unione politica si è allontanata sempre più anche nel nostro immaginario.
Se trenta anni fa eravamo tutti entusiasti all’idea dell’Europa unita (siamo tutti fratelli!) oggi tremiamo a ogni singolo eurogruppo perché sappiamo che cucinerà nuovi danni e rischi ai nostri paesi.
Prendiamo il Recovery fund. E’una fregatura soprattutto per i paesi che non rispettano i famosi parametri del 3% e 60%. Paesi che nota bene non lo rispettavano dal principio e solo un ingenuo può pensare che con le politiche di austerità arrivino mai a rispettarlo. Paesi che cono stati convinti ad entrare nell’eurozona, anche se non avevano nessuna carta per poterselo permettere. Paesi che addirittura sono riusciti a entrare grazie a irresponsabili artifici contabili come i contratti derivati speculativi che all’Italia costano miliardi ogni anno. E a chi vanno i vantaggi di questi contratti derivati? Nessuno ne parla ma è lecito supporre che vadano alle grandi banche di sistema del Nord Europa. Qualcuno deve aver appioppato questi derivati all’Italia. Secondo voi in una coppia è lecito far sottoscrivere contratti derivati speculativi all’altro partner?
Già questo basterebbe per intentare una causa di divorzio.
Quindi i paesi scialacquatori possono ricevere aiuti con il miracoloso Recovery Fund solo se taglieranno ulteriormente le loro spese sociali, la sanità, la tutela del territorio, se licenzieranno i dipendenti pubblici, se creeranno ulteriore precarizzazione del lavoro, se privatizzeranno tutti i propri beni, se continueranno a deindustrializzare come sta avvenendo vergognosamente a Terni con la svendita dell’Acciaio, se continueranno a delocalizzare in paesi dove gli operai lavorano per un tozzo di pane, se svenderanno il proprio patrimonio.
Perché l’Italia dovrebbe fare tutti questi danni?
Per essere degna di partecipare all’ambitissimo banchetto dell’Eurozona, un banchetto dove sei costretto a mangiare gli altri per non essere mangiato?
Magari no.
Salviamo il buono dell’idea di unione, il mercato comune, l’abolizione dei confini interni, l’eliminazione dei dazi interni, la cooperazione internazionale per difendere i diritti, l’ambiente, l’agricoltura biologica, il trasporto pubblico fino a 1000 km su ferrovia e non in aereo, la lotta all’inquinamento di acqua, aria, suolo, la promozione del fotovoltaico, delle energie veramente rinnovabili e pulite. Tutte le cose reciprocamente utili. E cominciamo a disintrecciare quella costruzione tossica che ci sta allontanando sempre più gli uni dagli altri, la moneta unica obbligatoria tra paesi che hanno economie diverse e che non possono essere costretti a fare riforme imposte da un capitalismo sempre più predatorio.
Dobbiamo disintrecciare l’eurozona, cominciare a ragionare su come farlo in maniera pacifica, arrivare a una separazione consensuale che serva a rafforzare una cooperazione libera e matura basata sull’interesse reciproco e non sulla prepotenza e la prevaricazione del più forte.