Tutti devono pagare le tasse. Non solo i cittadini e le piccole e medie aziende, ma anche le multinazionali. Per essere credibile, l’Europa deve diventare un’unione politica e fiscale.

Tutti devono pagare le tasse. Non solo i cittadini e le piccole e medie aziende, ma anche le multinazionali.

Per essere credibile, l’Europa deve diventare un’unione politica e fiscale.

 

L’Europa, se vuole mantenere la moneta comune, deve realizzare una vera unione fiscale in cui non esistano più paradisi fiscali e metodi di “ottimizzazione fiscale” che permettono a grandi aziende e multinazionali di eludere il fisco e pagare aliquote irrisorie quando al comune cittadini viene chiesto quasi il 50%.

Si tratta di principi etici universali a cui una società evoluta deve assolutamente attenersi.

Ci rendiamo conto della difficoltà di introdurre leggi adeguate che impediscano la cosiddetta “ottimizzazione fiscale” perché la UE, che da un lato  impone severissime regole di bilancio, di spesa pubblica di austerity, provocando la recessione e la depressione economica in quasi tutti i paesi dell’eurozona, per quanto riguarda l’armonizzazione fiscale, autorizza l’assoluta anarchia. Ogni paese è libero di stipulare accordi fiscali con chi vuole. Con il pretesto di impedire la doppia imposizione, in realtà si cerca di permettere  ai grandi capitali di volare verso paradisi fiscali sparsi in tutto il mondo.

La UE difende evidentemente la libertà assoluta per i grandi capitali e chiede sacrifici solo agli stati, e ai loro cittadini.

E dato che i cittadini sono milioni, in questo modo si riesce ancora a far pagare la crisi ai contribuenti, ai quali vengono imposti continui aumenti di tasse dirette e indirette, senza alcun miglioramento dei servizi  anzi tagliando il più possibile welfare e diritti.

Non stupisce che la UE sia poco propensa a realizzare una vera unione fiscale, perché le regolamentazioni europee in materia vengono in gran parte insufflate da un esercito di lobby che in pianta stabile a Bruxelles 24h su 24 difendono i propri interessi  (e puntano cioè a ridurre a sotto zero il contributo fiscale che invece tutti dovrebbero dare, siano essi semplici cittadini (al momento pesantemente tartassati) che ricchissi me aziende.

Oggi non possiamo più dire che non sappiamo.

L’aggravio fiscale per il semplice cittadino o la piccola e media impresa è altissimo.

Per le multinazionali invece esistono autostrade che portano in maniera quasi legale a eludere in grandissima percentuale un equo contributo al gettito fiscale.

E’acclarato che in Olanda ad esempio esistono 12.000 società con il solo domicilio fiscale e che queste fanno capo a 8500 aziende. Queste società pagano all’Olanda tasse per 3 miliardi di euro, che è una minima parte di quanto potrebbe essere devoluto al fisco in base a dividendi, interessi e royalty, ma è sempre meglio di niente secondo il governo olandese e in ogni caso tutto risulta (più o meno) perfettamente in regola con le leggi, tarate ovviamente sulla possibilità di eludere il fisco con eleganza, senza infrangere nessuna regola (o quasi).

L’importante è che a Bruxelles si stipulino le normative giuste che permettono questa abile ottimizzazione.

Ovviamente il cittadino comune o la piccola azienda non ha la stessa possibilità di ottimizzazione fiscale. Sarebbe bello se tutti potessero scegliere di pagare l’IVA  nel paese con un IVA al 2% o pagarel’IMU in paese che tassa il possesso di case allo 0,007%. Era solo un esempio teorico per far capire la profonda ingiustizia che si cela dietro queste architetture fiscali in vigore.

Le società con domicilio fiscale in Olanda producono redditi in altri paesi (ai quali viene dunque sottratto l’introito fiscale) e pagano le tasse in Olanda, dove grazie a ingegnose architetture fiscali, pagano un contributo irrisorio.

Sarebbe interessante quantificare quanto l’Italia ad esempio perde in gettito fiscale, grazie alla possibilità che l’Olanda offre a grandi aziende italiane di  tassare i propri idividenti, interessi e royalties in paesi che adottano aliquote fiscali inferiori all’1%.

Tutto ciò è profondamente ingiusto e immorale. Se crediamo ancora nella società civile (io ci credo fortemente) dobbiamo impegnarci perché innanzitutto i cittadini sappiano e poi perché si rivolgano direttamente ai politici e ai governi per cambiare.

Noi che crediamo ancora in una Europa dei cittadini e non delle oligarchie finanziarie e delle multinazionali, vogliamo un’Unione fiscale in Europa, dove queste lapalissiane ingiustizie fiscali non abbiano più luogo.

Economia , , , , , , , ,

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