Tutta la UE vuole tassazione su transazioni tranne Berlusconi

 

Da sempre abbiamo sostenuto la necessità di una tassazione delle transazioni finanziarie.

In un momento di gravissima crisi economica, in cui i governi tagliano su tutto, scuola, sanità, cultura, difesa del paesaggio e dell’ambiente non è giusto che i sacrifici vengano chiesti solo ai cittadini.

E’più che giusto che il mondo della finanza, a cui dobbiamo in gran parte le instabilità e le gravissime conseguenze delle speculazioni globali, venga corresponsabilizzato nella ricerca di fondi per permettere il superamento di una fase tanto delicata in cui ci ha trascinato tra l’altro la crisi dei mutui subprime, ascrivibile a una totale incotnrollabilità e autentica follia del libero mercato non tenuto a freno da nessun meccanismo di governo di un capitalismo senza volto umano.

Ebbene, i governi europei finalmente se ne sono accorti e praticamente all’unanimità i capi di stato e di governo, con in testa la Germania e la Francia, stanno ragionando su una tassazione delle transazioni finanziarie europea e auspicabilmente globale, che aiuti gli stati a alleggerire il carico dei tagli al momento gravanti solo come spada di Damocle sui cittadini e sui più virtuosi tra di loro, quelli che pagano le tasse.

Che cosa fa invece Silvio Berlusconi?

Esattamente il contrario. Pone il veto su una tassa europea sulle transazioni finanziarie. Cioè praticamente decide che la crisi non deve essere pagata anche dal mondo della finanza ma solo dai dipendenti pubblici, dai pensionati, dai precari, dai disoccupati, dai giovani in cerca di lavoro, dagli operai, dai piccoli imprenditori che pagano le tasse e non hanno aiuti di stato, insomma dai più poveri e dai soliti noti. I ricchi, il mondo della finanza, responsabile del capitalismo selvaggio, non deve contribuire al risanamento delle disastrate casse pubbliche.

In questo modo Silvio Berlusconi fa capire chiaramente da che parte sta.

Non con i cittadini, non con chi paga le tasse, non con chi non potrà andare in pensione perché non ci sono i soldi.

Un motivo in più per chiedere agli italiani che non se ne fossero ancora resi conto di chiedersi che cosa sta facendo questo governo per loro e valutare seriamente le proposte alternative di finanziamento della crisi, come la contromanovra di 65 miliardi proposta da Italia dei Valori o le ottime prosposte del gruppo Sbilanciamoci  (www.sbilanciamoci.org). Le alternative ci sono, diversamente da come vorrebbero farci credere in TV, la crisi ci offre paradossalmente la possibilità di cambiare rotta e puntare sull’economia verde, sullo sviluppo sostenibile e una gestione più responsabile e vorrei dire civile del capitalismo.

Informiamoci.

Economia

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