Per un’uscita ordinata dall’euro

NRC Handelsblad 18 novembre 2013 Eliminare l’euro in un tranquillo weekend?

 

Per un’uscita ordinata dall’euro

 

Ormai sono tanti gli economisti di fama internazionale che parlano di un’uscita ordinata dell’euro.

A volte come di cosa impossibile, altre volte indicando modi e possibilità, e soprattutto sottolineando che restare nell’euro, in questo euro, imporre questa moneta unica a 17 paesi con economie completemente differenti è un fattore di rischio e destabilizzazione degli stessi mercati oltreché di drammi umanitari come quelli che si stanno consumando in Grecia e in altri paesi periferici dell’eurozona.

Tutti vogliamo portare avanti il sogno di un’Europa unita, civile, in cui i cittadini possano liberamente circolare, arricchirsi umanamente e allargare i propri orizzonti culturali.

Non crediamo in un’Europa del più forte, dei mercati espansionistici che vedono gli altri mercati come regioni da colonizzare, alle quali imporre le proprie regole senza alcun confronto democratico. Non crediamo in un Europa in cui le decisioni vengono prese da oligarchie finanziarie lontane dalla vita quotidiana di 500 milioni di cittadini. Non crediamo in un’Europa che blocca di fatto la crescita di un’economia sostenibile, basata sullo sviluppo delle energie rinnovabili come solare, eolico, maree, risparmio energetico, trasporto pubblico, trasporto passeggeri e merci su rotaia anziché su gomma, rifiuti zero.

Come uscire dall’euro? La domanda è complessa ed è indispensabile fare un’analisi seria e storica di come siamo arrivati a questo punto partendo dagli shock per l’economia italiana che sono stati l’ingresso nello SME con i cambi fissi e soprattutto il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia del 1981. L’esplosione del debito pubblico italiano è iniziata da lì.

Invito caldamente i lettori a leggere e studiare il volume, Il tramonto dell’euro di Alberto Bagnai, ed. Imprimatur. E’veramente utile per capire che cosa è successo all’economia italiana ed europea e perché un’uscita ordinata dall’euro è preferibile alla crisi permanente in cui si trovano centinaia di milioni di cittadini e piccole e medie imprese.

Avanti con l’Europa dei cittadini, della democrazia, dei diritti, della cultura, del libero scambio.

Un passo indietro su una moneta unica sempre più insostenibile.

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