Pubblico un intervento di Roberto Marchesi, dal Texas, membro fondatore del coordinamento CICERO-Italiani all’estero, sul tema del referendum e delle ragioni dell’astensione
Chiarimenti sui REFERENDUM di giugno 2009
Molti di noi che abbiamo mantenuto la cittadinanza italiana e il diritto di votare per la politica italiana abbiamo ricevuto in questi giorni il plico dal Consolato per votare i tre Referendum abrogativi sulla legge elettorale italiana e, come al solito, quello che troviamo nelle buste sono quesiti referendari che sono gia’ uno “spaccacervelli” per chi se la cava bene con la lingua italiana, ma diventano un totale e assolutamente incomprensibile rompicapo per chi con la lingua e/o la politica italiana non e’ avvezzo.
Allora, come mi e’ gia’ stato richiesto da diversi amici, cerchero’ di illustrarvi in modo semplificato cosa viene richiesto di fare (e cosa io consiglio per l’occasione).
Innanzitutto devo ricordare che la Costituzione Italiana prevede che i Referendum Popolari siano solo abrogativi di leggi esistenti (o parti di esse) e non propositivi di nuove leggi.
In questa occasione abbiamo tre quesiti che si propongono di abrogare (annullare) nella sostanza tre parti diverse della legge elettorale attualmente in vigore che, nella sua ultima modifica approvata dal Parlamento nel 2006 (al termine della legislatura governata da Berlusconi) e’ stata definita dal suo stesso relatore (Calderoli, della Lega) “legge porcellum” per la sua evidente caratteristica partitocratica di assegnare in esclusiva ai partiti la scelta dei candidati, e di assegnare premi di maggioranza alla coalizione di partiti che ottiene la maggioranza dei voti.
Ecco quali sono i tre referendum:
1. Camera dei Deputati: Abrogazione della possibilita’ per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in piu’ di una circoscrizione.
2. Camera dei Deputati: Abrogazione della possibilita’ di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste.
3. Senato ella Repubblica: Abrogazione della possibilita’ di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste.
Nel quesito qui sopra al numero 1 votando SI verrebbe eliminata la possibilita’ ai candidati di presentarsi in piu’ circoscrizioni.
Questa possibilita’ e’ in evidente spregio del principio democratico che vuole un rapporto diretto tra i rappresentanti (gli eletti) e i rappresentati (gli elettori).
Questa norma e’ stata introdotta a scopo puramente partitocratico, in quanto consente ad un candidato che gode di vasto consenso “popolare” di presentarsi in piu’ collegi o circoscrizioni a raccogliere voti, ma poi e’ costretto a sceglierne una (o nessuna se il candidato riveste gia’ altro ruolo istituzionale)
I quesiti qui sopra ai punti due e tre sono praticamente identici, solo che uno si rivolge alla Camera dei Deputati e l’altro al Senato della Repubblica.
Si vuole abolire l’attuale norma che consente il collegamento tra liste diverse di partiti e l’assegnazione di un premio di maggioranza (ovvero un certo numero di seggi in piu’) alla coalizione di partiti che risulta maggioritaria.
L’abolizione di questa norma produrrebbe una forte polarizzazione del sistema verso il partito che risultasse vincente, il quale andrebbe da solo a raccogliere il premio di maggioranza e a governare da solo il paese. Essendo quella italiana una democrazia parlamentare (cioe’ non presidenziale) questa situazione premierebbe in modo anomalo il partito vincente e penalizzerebbe eccessivamente gli altri partiti politici (che ormai sono soltanto cinque). Sostanzialmente: un partito che, da solo, vincesse con il 25 – 30 % dei voti, potrebbe governare da solo mettendo all’opposizione un insieme di partiti che rappresenterebbero il 70 – 75 % degli elettori. In una sana democrazia per governare bisognerebbe disporre del consenso di almeno il 51 % degli elettori.
Da questa abrogazione uscirebbe quindi una norma ancor piu’ “porcata” di quella esistente.
In ragione di quanto sopra detto, votando NO daremmo l’approvazione all’attuale legge “porcellum” (porcata). Votando SI andremmo ad abrogare la “porcellum” solo per avviare una normativa persino peggiore. Allora, anche se sono assolutamente contrario alla forma di astensione al voto come forma di protesta, in questo caso non si tratta di protestare, si tratta di evitare una trappola infernale, e l’unico modo per evitarla e’: NON VOTARE.
In 65 anni di democrazia repubblicana gli italiani ne hanno gia’ viste di tutti i colori, e anche noi pensavamo di averle gia’ viste tutte.
E invece no, una trappola elettorale referendaria cosi’ ingarbugliata non si era mai vista.
I promotori del referendum volevano semplicemente far abolire le parti piu’ deleterie della legge “porcellum”. Quindi chiedono agli elettori di votare SI, ma purtroppo non hanno a suo tempo valutato a fondo le conseguenze di un successo dei SI (e adesso non se la sentono di ammetterlo, non possono far marcia indietro, perderebbero la faccia).
I primi ad accorgersene sono stati quelli della Lega (cioe’ i padri della porcellum). Hanno fatto due conti e si sono accorti della trappola, ma dato che non potevano convincere Berlusconi a votare NO (a lui conviene votare SI, perche’ gli consentirebbe di sbarazzarsi, alla prima occasione, anche della Lega) e non potevano sperare in una vittoria dei NO, dato che sono quasi gli unici a consigliarlo. La Lega percio’ e’ stata la prima a piegarsi alle ragioni dell’astensione come unica via per evitare di mettere la testa sotto la ghigliottina (dissuadendo Berlusconi dal consigliare il SI, altrimenti lo avrebbero fatto cadere subito, facendo cosi’ slittare il referendum al dopo elezioni anticipate).
Ma la stessa ragione e’ valida anche per noi, perche’ la vittoria dei NO sarebbe una ratifica alla legge Porcellum e la vittoria dei SI darebbe troppo potere ad un partito solo, cancellando in un colpo solo tutte la basilari caratteristiche della democrazia parlamentare.
Allora l’unica possibilita’ di evitare questa diabolica “tenaglia” antidemocratica e’ purtroppo l’astensione, cioe’: NON VOTARE, cosi’ il referendum fallira’ e il Parlamento potra’ (se vorra’) provvedere mediante il proprio potere legislativo a modificare le “porcate” legislative esistenti.
Roberto Marchesi
Dallas, Texas