L’euro è stato un errore

Secondo Paul Krugman, autorevole economista americano, Premio Nobel per l’Economia l’euro è stato un errore.

Krugman ritiene che sarebbe stato meglio non partire mai con l’euro. Senza avere una solida unione di bilancio è praticamente impossibile far funzionare una moneta unica.

La situazione dell’euro è estremamente critica e una possibile soluzione potrebbe essere quella di una inflazione molto più alta in tutta l’Eurozona. Alternative non ci sono. L’obiettivo dell’unione di bilancio si può raggiungere, ma ci vorrà molto tempo.

Sarebbe stato meglio pensarci bene prima di lanciarsi in questa donchisciottesca avventura.

 

Krugman è un sostenitore delle teorie neokeynesiane, secondo cui gli stati possono utilizzare attivamente la spesa pubblica per ammortizzare la congiuntura economica e
scongiurare una crescita eccessiva o una recessione estrema. Il keynesismo
sostiene l’interventismo dello stato, in contrapposizione netta con il neoliberismo
dominante, che vorrebbe ridurre l’intervento dello stato ai minimi termini. E tra
essere governati dallo stato o dai mercati (speculativi) preferisco di gran
lunga lo stato e le sue istituzioni democratiche elette dai cittadini. I
mercati non li elegge nessuno e soprattutto nessuo può mandarli a casa alla
scadenza del mandato elettorale.

 

I Keynesiani hanno avuto ragione su tutti i fronti. La disciplina di bilancio non è  la panacea per uscire dalla crisi e forse la sta addirittura aggravando. La politica di mera austerità sta dimostrando il suo fallimento.

 

Non solo, ma il risveglio dalla luna di miele dell’avventura euro è veramente tragico. Improvvisamente ci troviamo un commissario europeo Olli Rehn, che ha il potere di imporre agli stati dell’eurozona direttive in campo economico ed ha pronte nel cassetto le
sanzioni da irrogare agli stati membri inadempienti. A Irlanda, Portogallo e Grecia
si dice semplicemente che devono eseguire senza fiatare gli ordini della Trojka,
FMI, BCE e Commissione europea.

 

Niente discussioni, se volete restare dentro l’euro dovete obbedire.

 

All’Italia si danno 4 comandamenti, di cui in realtà 3 sarebbero sacrosanti a mio avviso e molto condivisibili ma al momento praticamente inascoltati dal governo “tecnico”
italiano:

 

1)      Lotta alla disoccupazione giovanile, all’abbandono
scolastico e favorire la mobilità nel lavoro

2)      Combattere l’evasione fiscale

3)      Ridurre il peso delle pratiche amministrative

4)      Sviluppare un piano per liberalizzare i servizi

 

Vi risulta che il nostro governo al momento si occupi con successo e forte decisionalità di queste 4 priorità?

 

Per concludere, direi che dobbiamo prendere umilmente e pubblicamente atto dell’errore che è stato forzare l’ingresso nell’euro di quei paesi che chiaramente non avrebbero potuto
rispettare i parametri economici tarati su misura sulle monete forti di
Germania e Olanda. Ora che il danno è fatto dovremmo ammettere il fallimento
delle utopie neoliberiste, smarcarci dalle imposizioni folli dei mercati
speculativi e tornare a più sensate logiche keynesiane.

Puntiamo a una maggiore integrazione politica degli stati dell’Unione, a un rafforzamento del Parlamento europeo e degli organismi democraticamente eletti, basta con le
modalità intergovernative e pausa di riflessione. Resettiamoci.

Tanto i mercati finanziari non si contenteranno mai, sia che ci buttiamo a capofitto nell’austerity o che stimoliamo artificialmente la crescita, continueranno a speculare sulle nostre economie, sulle nostre bancarotte possibili, sulla nostra vita.

 

Vogliamo farci governare dai mercati finanziari? No, torniamo al buon senso. Verso un’Europa dei cittadini, che costruisce una vera politica comune, basata sulla democrazia e
sulla civiltà e non sull’usura.

 

Economia , , , , , , , , , , , ,

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